SUJET
Copie du 1er prix, Priscilla VAN LANCKER
I. TRADUZIONE
Un jour, je m’étais distrait en regardant au delà des vitres de la grande fenêtre, à ma gauche, la triste cour habitée par des chats affamés qui séparait le bâtiment du Guarini, qui avait été une abbaye, du côté de l’église du Jesus. […].
« Sss!».
Un léger sifflement, provenant de droite, me fit sursauter. Je me suis retourné d’un coup. C’était Veronesi. Crispé derrière les épaules de Mazzanti, il m’incitait du maigre index, tâché incroyablement de nicotine, à regarder devant moi. Que faisais-je ?-avait-il l’air de dire, à moitié amusé et préoccupé.- Où diable croyais-je être, moi qui n’étais autre que fou et cretin ?
J’obéis. Dans le silence absolu, brisé seulement par quelque rit, toute la classe avait les visages tournés vers moi. Et même le professeur Guzzo, là-bas, assis au bureau, me guettait en ricanant.
« Enfin », énonca-t-il, doucement.
Je me mis debout.
« Vous-vous appelez » je balbutiais d’une voix faible mon nom.
II. SAGGIO
Nel brano tratto dall’opera Dietro la porta, pubblicato da Giorgio Bassani nel 1964, vi sono diversi elementi che caratterizzano il protagonista e l’ambiente nel quale si trova. Sarebbe pertanto interessante chiedersi come e perché vengono rappresentati dall’autore. Analizzeremo in un primo luogo la figura del narratore, per infine soffermarci sui sentimenti degli alunni e sulla visione della scuola.
Innanzitutto, possiamo rilevare nel brano numerosi elementi che ci aiutiamo a capire chi è il narratore. Uno di questi è l’onnipresenza dell’io, come indicano i possessivi “mi ripetevo”(l.22) e “m’ero messo” (l.23), rinforzato dall’uso di verbi inerenti alla memoria quali “se ci ripenso” (l.2), “ricordo” (l.3) che mettono quindi in rilievo il ricordo di un periodo passato, in particolare i “mesi di scuola fra l’ottobre del 1929 e il giugno del 30” (l.4-5). A questa memoria vengono anche associati dei sentimenti che rivelano l’interiorità del protagonista dati dai verbi “mi ero sentito” (l.5), “mi pareva” (l.11) e dalla negazione “non mi piacevano” (l.10) che ci permettono quindi di accedere ai pensieri del ragazzo. Infine, possiamo comprendere chi è il narratore in quanto ritroviamo delle indicazioni aggiunte dal narratore al momento in cui le racconta, come testimonia la digressione sul professor Guzzo dalla linea 41 alla linea 48 che permettono al lettore di comprendere meglio gli altri personaggi. Possiamo pertanto capire che il narratore è il ragazzo, seppur cresciuto, che è stato spostato dal professore.
Essendo il protagonista della storia anche il narratore ci permette di cogliere i sentimenti provati dal narratore. Questi sono caratterizzati da una profonda infelicità, come testimonia il campo lessicale che gli è associato, ovvero “infelice”; “disperazione”; “sentito a disagio” e “non mi piacevano” (l. 1, 2, 5, 10). A questo sentimento si affianca un profondo disagio perché si sente in soggezione rispetto agli altri. Questo malessere viene presentato nel testo tramite le numerose negazioni quali “non riuscivo a comprendere né a giustificare” (l. 12-13) ma anche grazie alle opposizioni “provenienti dalla quinta A, a cui, noi della B, eravamo stati aggiunti” (l.10); “più vicini alla cattedra”, in contrasto con il complemento di luogo “laggiù” (l. 17,20) ed infine dalla caratterizzazione che dà al banco “riservat[o] alle ragazze”; “grande, poco adatto alla mia statura mediocre” (l. 20-21). Questo malessere alimenterà in lui un senso di inadeguatezza che alimenterà in lui un forte desiderio di solitudine.
Questa volontà di auto-esclusione deriva infatti da un senso di non appartenenza al gruppo classe. Ciò è infatti deducibile nel testo tramite i superlativi “diversissimi”; “più bravi”; “più belli” e “migliori delle nostre”, mettendo così in luce l’impossibilità per il ragazzo di essere all’altezza dei compagni. Questa differenza viene illustrata non solo a livello retorico ma anche stilistico in quanto per descrivere i propri compagni non solo non li nomina, utilizzando al posto dei pronomi possessivi, ma sono anche scritti nel brano in corsivo, accentuando così la netta separazione tra i compagni classe e il protagonista. Il desiderio di solitudine è anche presentato dalla rassegnazione del personaggio che “lascia fare gli altri” (l.18), fino a rinunciare ai “banchi privilegiati” (l. 17). Tuttavia, questa solitudine non è percepita negativamente dal protagonista bensì sembra confortarlo. Possiamo reperire questa idea nel testo grazie all’opposizione, introdotta da un avversativa forte e, rinforzata da “viceversa” (l. 22) che mostrano l’importanza della propria compagnia, nonostante le ostili condizioni di lavoro: “l’unico banco restato vuoto […] ma molto, viceversa, al mio desiderio di esilio” (l. 21-22). La volontà di esilio raggiunge il suo parossismo con la citazione dantesca: «“L’essilio che m’è dato a onor mi tengo”» (l. 25) caratterizzato positivamente dal narratore, rimasto “straordinariamente colpito”, con “mia divisa” “mio motto” (l. 26). Possiamo pertanto notare l’onnipresenza del narratore e dei suoi sentimenti che mettono in luce il carattere inadeguato del personaggio rispetto alla classe ed il suo desiderio di solitudine. Tuttavia, da ciò scaturisce una minuziosa descrizione dell’ambiente in cui si trova.
Il narratore dà infatti un’immagine precisa della scuola. Questa viene però caratterizzata negativamente dal personaggio, dimostrandone l’assenza di contatto tra professore e alunno. Ciò è visibile all’inizio del brano dai complementi di modo “dai modi distaccati e ironici”; “che scoraggiavano ogni confidenza, ogni considerazione personale” e dalla precisazione “ci davano tutti del Lei” (l. 6-7). A questa distanza si affianca la rigidità morale dei professori, privi di affetto nei confronti dei loro alunni, come testimonia il complemento “regimi di severità e durezza poco meno che carcerarie” (l.9), “una cattiveria confinante col sadismo” (l. 41). Infine ritroviamo l’assenza di compassione dei professori che provano piacere a mettere in difficoltà i propri allievi come dimostrano i verbi “si divertiva”; “stavo giocando” (l. 51).
Infine, il narratore descrive i sentimenti dei compagni di classe. E infatti in questo difficile contesto scolastico che gli studenti sembrano far prova di solidarietà, come testimonia i verbi “preoccupato” (l. 34) e “osò dire qualcuno” (l. 70) perché gli studenti percepiscono il disagio che prova il proprio compagno. Tuttavia, ciò non compensa la volontà di prendere in giro i propri compagni e di alimentare un senso di competizione nella classe, messo in rilievo nel testo tramite la presenza del riso, che echeggia in tutto il brano: “divertito” (l. 34); “qualche risatina” (l. 35) e “risata unanime” (l. 79) ma anche dalla forte immagine osservata con “disgusto” dal narratore dei compagni “buttati” (l. 18) sui banchi.
Alla luce di quanto esposto possiamo quindi dire che il narratore, identificabile tramite la presenza dell’io e del ricordo, presenta la sua vita liceale. Tuttavia, viene caratterizzata come infelice e inadeguata rispetto ai compagni di classe che provano per lui un sentimento di solidarità ma anche di presa in giro. Questo fa crescere nel protagonista il desiderio di esilio dalla classe. Infine, l’ambiente scolastico presentato è un ambiente ostile, non propizio all’affetto e alla compassione.
III. Riflessione personale
Il periodo dell’adolescenza è un momento nel quale l’uomo è soggetto a dei cambiamenti sia fisici che morali. Tuttavia, è spesso a quest’età che sorgono diversi malesseri che influenzano molto la vita dell’individuo. Questo fenomeno è infatti fonte di ispirazione per artisti e letterati, rendendolo così un tema ricorrente nell’arte e nella produzione letteraria. Sarebbe pertanto interessante chiedersi come e perché nasce questo malessere e quali sono le conseguenze di esso sull’adolescente.
Analizzeremo in un primo luogo le cause del malessere per infine vedere quali sono le conseguenze di esso.
Il malessere adolescenziale trova le sue origini da un opprimente condizionamento della società sugli adolescenti, in particolare sui pregiudizi che influenzano la mentalità della società. Questo è riscontrabile nell’opera La paranza dei bambini di Roberto Saviano, noto autore per il suo impegno nella lotta alla mafia, che nella sua opera illustra la vita di numerosi ragazzi, che hanno precocemente assunto degli atteggiamenti da “adulti” quali uccidere e fare uso di violenza. Tuttavia, questo perché sono condizionati da un ambiente che li lascia in balìa del loro destino, avendo solamente come riferimento la violenza. Al contrario di Saviano, il malessere può anche avere origine da un condizionamento sentimentale, in quanto, sé il proprio orientamento sessuale non corrisponde a quello comune, ci si sente in dovere di rispettare i canoni della società per non essere escluso. Questo tema è caro all’opera di Eduard Louis En finir avec Eddy Bellegeule nella quale il protagonista, omosessuale viene maltrattato e picchiato dai suoi compagni di classe in quanto non conforme all’eterosessualità dell’ambiente rurale in cui vive. Abbiamo quindi in questo caso un duplice ovvero quello fisico e morale perché verbalmente e fisicamente aggredito, ma anche un malessere esistenziale perché il protagonista è tiragliato dal dover scegliere tra l’inclusione nella società oppure seguire il suo sentire. Più generalmente, l’adolescente è condizionato dagli stereotipi della società, elemento che viene ripreso nel film Billy Elliot dove il protagonista deve vivere la sua passione per la danza di nascosto, per paura di non essere ben visto dalla società in quanto è uno sport prediletto dalle ragazze. In questo caso il malessere è quindi condizionato dalla società per la necessità e la volontà del ragazzo di essere incluso nella società.
Questo è infatti un altro elemento alla base del malessere adolescenziale in quanto una delle più grandi paure degli adolescenti è l’essere non conforme alla massa per la propria diversità. Questo fatto viene messo in avanti nell’opera Mio fratello rincorre i dinosauri, romanzo autobiografico nel quale viene messa in rilievo la differenza del protagonista perché ha un fratello affetto dalla sindrome di down che lo fa sentire diverso dai suoi altri compagni di classe. Egli infatti nasconde l’esistenza del fratello ai suoi amici per paura della loro reazione. Questo alimenterà nel ragazzo un sentimento di rabbia perché ritiene ingiusta la sua differenza rispetto agli altri ma anche di rimorso visto che il ragazzo impedisce a suo fratello di uscire dalla stanza sé ci sono dei suoi conoscenti in casa. In questo caso il malessere è quindi caratterizzato dalla volontà di integrazione nella società e dall’altra da atteggiamenti immorali. La condizione di inclusione è anche provata da Wonder, protagonista dell’omonimo film che però, contrariamente al personaggio principale precedente, vive in prima persona l’esclusione sociale a causa del suo aspetto fisico. Il malessere è quindi in questo caso non solo dovuto al bullismo che subisce a scuola ma anche dalla sua volontà di fare nuove amicizie che gli risultano difficili. È invece di tutt’altra natura il desiderio di inclusione del protagonista del Sentiero dei nidi di ragno nel quale Pin, per riuscire a colmare il vuoto creatosi con la quasi assenza della famiglia, decide di unirsi ad un gruppo partigiano presente nelle macchie vicino al suo paese, facendo così nascere una solida amicizia. Pertanto la volontà di inclusione non è solamente fonte di malessere ma anche una possibile soluzione ad esso.
Le soluzioni al malessere adolescenziale sono varie, una di esse è infatti la fuga da ciò che crea questo disagio interiore. Nel caso del protagonista del libro di Calvino, Pin riesce a porre fine al suo malessere grazie alla fuga da ciò che lo opprimeva. La fuga è anche presente in un’altra opera di Calvino intitolata Il Barone Rampante nella quale Cosimo di Rondò decide di fuggire dalla propria famiglia, che non gli permetteva di vivere felicemente, per rifugiarsi sugli alberi, dove trascorrerà la sua vita fino alla fine dei suoi giorni. Iscritto nella stessa linea di pensiero è il romanzo En finir avec Eddy Bellegeule dove il protagonista riesce a fuggire dal suo ambiente per andare in città e ricominciare la sua vita in libertà.
Infine, un altro modo di risolvere il proprio malessere è la solitudine, come dimostra l’opera Dietro la porta dove il ragazzo per fuggire dal disagio sociale, si isola nella classe e fa di tutto pur di stare solo. La ricerca di solitudine è presentata come soluzione anche da Niccolò Ammanniti nel romanzo Non dirmi che hai paura dove il protagonista si rinchiude nella sua cantina a discapito di una vacanza con degli amici per stare da solo e riflettere sulla sua condizione.
Alla luce di quanto esposto possiamo quindi dire che il malessere adolescenziale è una condizione influenzata dagli stereotipi della società e la necessità di essere inclusi in essa per vivere. Tuttavia, vi sono alcuni adolescenti che fuggono da questo disagio grazie ad una fuga di natura fisica ma anche dalla ricerca di solitudine. Il malessere adolescenziale è ai giorni d’oggi fortemente alimentato dai social nei quali i ragazzi vedono persone che si sentono in dovere di seguire per essere considerati dagli altri.